Le reazioni alle denunce di Ferrari Aggradi all’assemblea di Assopetroli

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Le reazioni alle denunce di Ferrari Aggradi all’assemblea di Assopetroli

Sui nodi legali e fiscali che penalizzano il settore e sulle illegalità che sfregiano il mercato

L’intervento all’assemblea del 2 luglio, alla presenza del vice ministro all’energia Claudio De Vincenti, ha suscitato vasti consenti. Di seguito pubblichiamo alcune considerazioni dell’avvocato Bonaventura Sorrentino e della penalista Roberta Toma dello studio legale e tributario Sorrentino, Pasca, Toma, sui passaggi dell’intervento dedicati alle questioni legali e fiscali e alle molteplici fattispecie di illegalità con cui si confrontano ogni giorno gli operatori del settore (v. Staffetta 02/07).

Norme inadeguate alle esigenze operative

L’intervento del presidente Franco Ferrari Aggradi è stato di estremo interesse: un intervento che, con riferimento alla disamina fatta sulle questioni legali e fiscali “aperte” è risultato altresì incisivo, esaustivo ed efficace.

E’ interessante dunque ripercorrerlo succintamente, nel merito delle problematiche palesate, pienamente condivisibili e di fatto condivise anche nel seminario sulle “questioni” del settore petrolifero, organizzato dal nostro Studio legale in streaming con la Staffetta ed attualmente on demand sulla rivista (v. Staffetta 09/06).

Premessa fondamentale, il concetto su cui si è soffermato da uomo di azienda, che non si può più aspettare ed “..occorrono cambiamenti concreti che migliorino davvero, non solo sulla carta, le condizioni di chi investe e produce in questo Paese…La direzione su cui muoversi è chiara: rimettere al centro l’impresa”.

Dunque la necessità di uno sforzo sinergico orientato ad una evoluzione.

Un principio che ricomprende, a giudizio di chi scrive, la auspicabile nuova linea operativa del legislatore, considerando la complessità della normativa fiscale che regolamenta il settore petrolifero e l’esistenza di “zone grigie” interpretative.

Le considerazioni di premessa del presidente valgono ancor più in una filiera commerciale, qual è quella del settore petrolifero, composta da diverse tipologie imprenditoriali, differenti operatività sinergiche ed un complicato mercato di riferimento.

E dunque “rimettere al centro l’impresa” può voler dire, a parere anche dello scrivente, la necessità di una regolamentazione chiara ed esaustiva.

Sostanzialmente buona parte delle questioni aperte dipendono dalla carenza ed, in taluni casi, dalla inadeguatezza della normativa vigente, rispetto alla reale esigenza operativa (come accade, ad esempio, per i cali), così come talune delle problematiche, derivano dalla oggettiva difficoltà di contemperare legittime tutele nei rapporti tra componenti la filiera del settore (come accade ad esempio con gli accordi che regolamentano il rapporto con i retisti).

Così come l’analisi fatta con riferimento agli attuali cambiamenti orientati a forme di liberalizzazioni, alla riorganizzazione della rete carburanti ed alla necessità di aggregazioni per rafforzare patrimonialmente le soggettività coinvolte, rendono, a parere dello scrivente, assolutamente necessaria una regolamentazione normativa orientata a forme di agevolazioni e privilegi fiscali di cui il legislatore dovrebbe tener conto per incentivare tali linee di nuova operatività .

Concreta la considerazione fatta da Ferrari Aggradi con riferimento alla politica di tassazione sugli oli minerali e sui prodotti energetici dichiarando che “..si è raggiunto un livello di tassazione in cui gli aumenti di accisa sono immediatamente recessivi e provocano, essi stessi, una contrazione della domanda che non sostiene nemmeno l’invarianza del gettito” auspicando un quadro più omogeneo di regole europee. A parere dello scrivente purtroppo di complessa realizzabilità.

Gli elementi di criticità e di incostituzionalità della Robin Tax, palesati dal presidente, sono tanto condivisibili quanto dettati da una chiara volontà predatoria dell’Amministrazione Finanziaria e dunque da non richiedere commenti.

Sempre con riferimento alle questioni fiscali che ci occupano, Ferrari Aggradi ha sottolineato la necessità di un riordino dei cali. Materia notoriamente complessa anzi di particolare complessità per i depositi commerciali per i quali addirittura si è creato il “fenomeno” della doppia soglia che, con riferimento ai cali consentiti, vede talune volte una differente applicazione della norma addirittura da parte dei verificatori.

Una nota di rilievo è stata data alle molte attività illecite di rilevanza penale che potrebbero addirittura dar vita ad un vero e proprio “binario parallelo” sul mercato di riferimento. Aspetto su cui si sofferma l’avvocato Toma.

Bonaventura Sorrentino

La strada per prevenire e ridurre le illegalità

Prendo spunto dal richiamo all’esigenza di legalità contenuto nell’intervento del presidente di Assopetroli-Assoenergia per sottoporre ai lettori della Staffetta alcune osservazioni, perché il grido di allarme che giunge dall’associazione di categoria che rappresenta una parte importante del settore petrolifero non può che essere condiviso, ripetuto ed amplificato.

Ferrari Aggradi ha, giustamente, sottolineato la distorsione patologica del mercato determinata dai fenomeni di commercio illegale dei prodotti energetici, esortando tutti gli operatori del settore ad assumersi la dovuta responsabilità in vista di un cambiamento e manifestando la disponibilità in tal senso dei suoi associati.

È un grido di allarme sicuramente da condividere ma la strada da seguire verso la moralizzazione del mercato è difficile e perigliosa.

Riflettiamo tutti, ormai da lungo tempo, sulle ragioni dei fenomeni evasivi ed elusivi dell’accisa e dell’imposta di consumo. Dall’eccessiva gravosità del tributo e la difficoltà di assolvimento dell’onere conseguente, alla possibilità di sfruttamento delle differenze impositive esistenti tra il nostro e i diversi paesi Ue e la circolazione in regime sospensivo che consentono di ottenere ingentissimi profitti illeciti, alla regolamentazione normativa estesissima e complicata. Malgrado ciò non è un settore in cui potranno intervenire riforme legislative radicali entro breve tempo, l’interdipendenza comunitaria lo impedisce, né i controlli potranno essere intensificati, stante il già altissimo livello di attenzione cui gli operatori sono sottoposti e gli oneri che tali controlli comportano per le imprese.

Questo non vuol certo significare che non possano essere perseguiti miglioramenti della disciplina di settore o evidenziate le distorsioni che facilitano lo sviluppo dei fenomeni criminali, ma che più delle grandi riforme organiche che ormai il nostro legislatore è sempre meno in grado di concepire sarebbe utile individuare ed effettuare pochi e incisivi interventi mirati.

Tra questi, non si dovrà assolutamente privilegiare lo strumento repressivo penale, palliativo di semplice somministrazione, da sfruttare per tutte le situazioni in cui si preferisce tamponare, con la previsione di una nuova aggravante o l’aumento di una pena detentiva, l’assenza di lungimiranza e di organicità dello strumento legislativo.

Nella prospettiva di contenimento di un fenomeno criminoso così complesso va, altresì, considerato che l’aumento indiscriminato delle fattispecie di reato e l’aggravamento delle pene comminate per quelle già esistenti arrecherebbe un gravissimo danno a tutti gli operatori perché appesantirebbe la pressione legalistica sul settore senza paralizzare l’attività di chi opera illegalmente.

Al contrario, piccoli interventi correttivi della disciplina sanzionatoria e di alleggerimento, laddove è utile, della pressione sanzionatoria e parasanzionatoria in materia di accisa e imposta di consumo condurrebbero ad una maggiore incisività delle norme penali specifiche e ad un più netto effetto deterrente. Sarebbe, ad esempio, auspicabile che i principi generali cui è ispirata la legge n. 74 del 2000 sui reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto e le proposte di sua riforma attualmente in discussione si allargassero anche all’accisa e all’imposta di consumo.

Una sostanziale riforma delle prerogative del personale delle amministrazioni finanziarie e della Guardia di Finanza, poi, e il riadeguamento delle pene inflitte dall’art. 45 T.U.A. a quelle previste dalla recente riforma dei reati contro la pubblica amministrazione non porterebbe che giovamento alla moralizzazione del settore.

La strada che sembra però più utile percorrere è quella del controllo, che le stesse imprese possono effettuare al proprio interno, delle condotte che favoriscono la commissione di illeciti che inquinano il mercato energetico.

L’effettiva attuazione dei modelli di organizzazione e controllo previsti dal D.lgs 231 del 2001 – in cui, ormai, deve essere effettuata una mappatura del rischio di commissione per tutti i reati che affliggono il settore petrolifero ed energetico – arrecherebbe una netta accelerazione alla spinta verso la legalità, poiché non solo consente di evitare che vengano commessi reati che generano responsabilità dell’impresa, ma anche, e soprattutto, che questa interagisca con soggetti che operano sul mercato con modalità non corrette.

Nello stesso percorso si iscrivono le riforme, quale quella della cosidetta telematizzazione, che comportano l’invio diretto in modalità telematica dei dati alle autorità di controllo e riducono, se pure non eliminano, la possibilità di arbitrio, di errore e di falsificazione delle informazioni necessarie alla gestione dei prodotti energetici. Più in generale, qualsiasi semplificazione amministrativa, riducendo il numero delle interlocuzioni e dei soggetti che possono materialmente operare nell’ambito di una procedura, consente di ridurre l’occasione di commissione di illeciti.

L’attenzione del legislatore deve, dunque, evolvere in sintonia con tale esigenza. Gli interventi non possono più limitarsi a quelli di aggravio fiscale ma, al contrario, devono da un lato comportare un alleggerimento dell’imposta, che contrasterebbe uno dei fattori scatenanti del fenomeno criminoso nel settore petrolifero e, dall’altro, predisporre sistemi di prevenzione con forme di agevolazione premiale per la corretta operatività.

Roberta Toma
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